Le città e la viabilità madonita nella Geographia di Tolomeo


Le città e la viabilità madonita nella Geographia di Tolomeo

Nella Geographia di Tolomeo il territorio delle Madonie è presente con diverse città costiere ed interne, con due fiumi e alcuni assi viari importanti per l’economia del tempo.
Tolomeo (100 – 170 d.C.), tra i più importanti astronomi dell’antichità,  nacque ad  Alessandria d’Egitto e si formò presso la biblioteca della città che a quei tempi era  la più importante dell’antichità. La biblioteca,  fondata nel 300 a.C. e distrutta nel 391 d.c. in seguito ad un incendio, nel massimo del suo splendore contava più di 100000 volumi. Intorno al 150 d.C. Tolomeo completò la sua opera dedicata alla geografia del mondo conosciuto a quei tempi che diventerà il punto di riferimento per tutti i geografi fino al rinascimento. La sua opera cadde nell’oblio per più di mille anni, fino a quando fu  riscoperta a Bisanzio dallo studioso Crisaloro che la portò in Italia a Venezia nel 1397. La grande invenzione di Tolomeo  fu l’utilizzo della scala  attraverso un reticolo di linee costituito da coordinate ben precise (longitudini e latitudini).  Il mondo conosciuto ai tempi di Tolomeo si estendeva per 180 gradi dalle isole Canarie fino alla Cina.
Nei capitoli dedicati alla Sicilia Tolomeo parla di 22 città litorali, 41 città interne, diversi fiumi e alcune direttrici che collegavano le città più importanti dell’isola. Per quando riguarda le città madonite o quelle in rapporto diretto con esse cita: Halaesa (Tusa), Herbita (monte Alburchia Gangi), Kefaloidis (Cafalù),  Termai Imeraia (termini Imerese) e  Patioros (monte Riparato Caltavuturo).  Solo Tolomeo, tra gli studiosi dell’antichità (Plinio il Vecchio, Cicerone, e Strabone),  parla della città di Patioros posizionandola  tra la via di comunicazione che da Termini Imerese porta ad Enna.  Secondo i calcoli di Tolomeo Petra, che per alcuni studiosi è l’odierna Petralia si trovava invece  sul monte San Mauro nel territorio di  Caltagirone nell’itinerario viario che collegava Siracusa con Enna. Invece Engyon, sempre secondo Tolomeo, si trovava nell’odierna Troina per la sua vicinanza con Agira, città natale di Diodoro Siculo e non  nei pressi di Gangi  come sostenuto da altri studiosi. Tolomeo cita i due fiumi che sfociano sul Tirreno: Imera e Monalos (fiume Pollina). Monalos dal greco: monos solo, unico – als: mare, sale; grazie alle sorgenti d’acqua presenti lungo il suo corso, esso non si prosciugava mai nell’arco dell’anno e le sue acque raggiungevano il mare.
Da un punto di vista della viabilità madonita Tolomeo parla  della via Valeria che collega Messina con Palermo via mare. Arteria costruita presumibilmente dopo la fine della seconda guerra Punica  (218-202 a.C.) in onore del console Marco Valerio Levino che nel 210 a.C. ebbe la nomina di governatore della Sicilia.
Tolomeo, come accennato prima,  parla della direttrice che dal centro della Sicilia porta a Termini seguendo il corso del fiume Imera. Mentre la terza via dal geografo citata è quella che collegava Herbita con Halaesa. Secondo molti storici e archeologi Herbita sorse su Monte Alburchia e fu fondata dai cretesi nel VII secolo a.C.  Nel 446 a.C. Arconide, tiranno della città, fondò Calacte presso l’odierna Marina di Caronia, mentre nel 405 a.C. fondò Halaesa nei pressi di Tusa.  Nel IV secolo a.C.  Timoleonte di Siracusa liberò Herbita dal tiranno di Apollonia Leptine. Il dominio dei siracusani su Herbita durò fino a  Gerone II  quando arrivarono i romani e conquistarono tutta la Sicilia.  Sotto l’impero Herbita fornì molti tributi cerealicoli ai romani utilizzando le famose vie del grano  che da Enna giungeva ad Halaesa sia dal versante messinese passando da Mistretta che da quello palermitano del fiume Pollina passando per il territorio di San Mauro Castelverde. Halaesa con i romani divenne il porto più importante della zona tirrenica dell’isola.