Santuari delle Madonie. Storie e leggende di fondazione degli edifici sacri


Alla base di ogni pellegrinaggio sta un
elemento di speranza, il centro di ogni
pellegrinaggio è un santuario.
(David Freedbeg)


Un santuario non nasce per una disposizione ecclesiastica, come avviene per una chiesa o per un qualsiasi altro edificio religioso, ma nasce perché è il luogo della manifestazione del sacro, dove c’è la presenza della spiritualità. La realizzazione dell’edificio sacro si presenta come conseguenza della volontà divina, sostituendosi a quella dove l’iniziativa è esclusivamente umana. Anche i santuari fatti costruire dai fedeli per sciogliere un voto, rientrano in questa tipologia, in quanto, se costruiti per un’intenzione umana, questa scaturisce dal rapporto tra il devoto che agisce per la grazia ricevuta e il divino che concede la grazia. Un’altra particolarità dei santuari, che si distinguono dalle chiese è il luogo dove essi sorgono. I luoghi dove si trovano i santuari hanno un forte valore simbolico per la religione cattolica, questi sono considerati come arcane rappresentazioni del Divino. I luoghi dove prevalentemente sorgono i santuari sono: presso alture isolate e difficili da raggiungere, vicino a corsi d’acqua, vicino ad alberi secolari o sperduti tra la campagna e in altre zone simili. Inoltre i santuari anticamente sorgevano sulle montagne, vicino i passi pericolosi, oltre per la simbologia della montagna che avvicina il pellegrino al cielo, anche per un fattore di funzionalità, infatti gli edifici servivano per dare protezione ai viandanti, durante la notte o nelle giornate di maltempo.
Come vedremo successivamente dalle leggende di fondazione e dall’ubicazione anche i santuari madoniti rispettano le quattro tipologie dei santuari: apparizione del Divino, presenza del Santo nel luogo, ritrovamento di un’immagine sacra e arrivo da lontano dell’immagine sacra.

Chiesa dello Spirito Santo (Gangi)

La piccola chiesa dedicata allo Spirito Santo si erge ai piedi dell’abitato di Gangi, in una posizione al centro di molte antiche vie che collegavano  la Sicilia settentrionale con quella meridionale. Secondo la leggenda di fondazione nel corso del 1500 un contadino sordomuto intento a scavare un pozzo in questo luogo urtò con la vanga un masso che spuntava dal terreno: scalzatolo, l’uomo si sarebbe accorto che sul masso era dipinta una figura e che dal sopracciglio, corrispondente al punto dove egli l’aveva urtato, sgorgava del sangue. Stupito, e anche spaventato, il contadino sarebbe corso in paese gridando al miracolo – si trattava, in effetti, di un doppio miracolo, se il sordomuto era in grado di gridare – destando la meraviglia dei suoi concittadini. Il clero locale avrebbe deciso allora di trasportare il quadro in paese, ma i buoi non si mossero da quel posto: quest’altro evento miracoloso avrebbe allora suggerito di edificare proprio lì una chiesetta, dove sarebbe stato collocato il prodigioso masso e l’immagine ritrovata. Il dipinto sarebbe stato ritoccato poi dalla mano di Gaspare Vazzano, il pittore gangitano noto come lo Zoppo di Gangi.  Il ritrovamento di un quadro  raffigurante il Cristo pantacratore del 1984 all’interno del santuario, ha permesso di datare la nascita del santuario alla prima metà del 1300 all’epoca di Enrico Ventimiglia.  La Solenne Processione, che si svolge il lunedì successivo alla pentecoste,  parte della Chiesa Madre nella parte alta del paese, dove molte statue dei santi sono  portate a spalla dalle confraternite (12 e disposte per anzianità) alla volta del Santuario sito ai piedi del paese. Raggiunto il Santuario, nello spiazzale antistante lo stesso, si svolge la famosa “Cursa di Santi” o “Miraculi”, prima che le statue entrano in chiesa per rendere omaggio allo Spirito Santo. Attualmente la chiesa dello Spirito Santo è Santuario Giubilare ed e l’unica chiesa in Europa dedicata allo Spirito Santo.

Santuario della Madonna dell’Olio (Blufi)

L’esistenza di una chiesetta nel luogo dell’odierno santuario è testimoniata sin dall’epoca medievale, intorno al XII secolo; il santuario attuale è di impostazione settecentesca. In un manoscritto del 1832 così si legge del santuario: “è fuor di dubbio che quel Santuario è soggetto al Rev.mo Arciprete di Petralia Soprana, che la Chiesa nell’ottavo secolo fu costruita dai fedeli sparsi nell’economie di quelle vicine campagne, e riedificata dalla pietà del clerico D. Francesco Ferrara di detta Petralia nel 1762”.  La maggiore particolarità è costituita dalla presenza di una sorgiva di olio minerale che, secondo leggende locali, sarebbe utilizzato come rimedio per le malattie cutanee della pelle. Il pellegrinaggio alla Madonna dell’Olio viene effettuato ad Agosto dove il 15 si festeggia la festa di Maria Santissima dell’Olio. L’interno della chiesetta è a navata unica; la volta e le colonne che sorreggono l’arco principale sono decorate con stucchi che riproducono motivi ornamentali e floreali. L’altare maggiore custodisce la statua della Madonna, in legno dipinto, opera dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi (1734-1818). Secondo la leggenda di fondazione nel posto ove sorge il santuario sgorgava una grande quantità di olio che causò molte discordie tra le persone che lo prelevavano, allora la Madonna per eliminare le discordie fece prosciugare l’olio mettendolo in una piccola fonte dove ancora oggi si può prelevare facilmente.

 

Santuario della Madonna dell’Alto (Petralia Sottana)

Il santuario è  ubicato a 1819 m.s.l.m. sul monte Alto, è il più alto santuario d’Europa dedicato alla Madonna. Secondo lo storico Francesco Caruso, vissuto alla fine del XVII secolo, il santuario fu fondato da un eremita di Polizzi Generosa il Beato Guglielmo Gnoffi nel XIV s. per devozione nei confronti della Madonna. Nei primi tempi il monastero fu gestito dai polizzani che ebbero un luogo strategico per dominare tutta la vallata fino al 1700 quando  subentrarono nella gestione gli abitanti di Petralia Sottana. La statua della Madonna porta la data 1471, si attribuisce alla scuola di Domenico Gagini.  Nel 1749 l’edificio originario fu ampliato con la costruzione di un piccolo convento. La leggenda di fondazione racconta che la statua di scuola gaginiana del XV secolo giunse sulla spiaggia tra Campofelice  e Cefalù in seguito ad un naufragio di una nave. Il capitano salvatosi fece un voto alla Madonna per averlo salvato, decise di costruire un santuario dove si fosse fermato il carro con la statua della Madonna trainato dai buoi, gli animali risalirono tutto il fiume Imera e si fermarono dopo oggi sorge il santuario. Il pellegrinaggio si svolge la prima domenica di luglio da Castellana Sicula, mentre nei primi quindici giorni di agosto da Petralia Sottana fino al 15 del mese quando la Madonna viene portata in processione attorno al santuario con 4 fermate per benedire i  punti cardinali, le campagne e i paesi  circostanti.

Santuario di Maria Santissima di Gibilmanna (Cefalù)

Il santuario si trova a quota 800 m.s.l.m. nel territorio del comune di Cefalù, alle pendici occidentali di pizzo Sant’Angelo, sulla cui cima esisteva una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo. La tradizione, suffragata anche da diverse fonti storiche, vuole che il Santuario sia stato fatto edificare da San Gregorio Magno prima della sua elezione a pontefice del 590 d.c.; distrutta in seguito all’invasione araba della Sicilia del 858 d.c., sembra che il monastero fosse già stato riedificato con l’arrivo dei normanni nel 1178, mentre l’edificio attuale è stato realizzato e completato nel 1623. Il simolacro  venerato è stato realizzato dalla scuola di Antonello Gagini nel 1534. Nel 1954 papa Pio XII  ha dichiarato Maria Santissima di Gibilmanna patrona della diocesi e della città di Cefalù. Da tutti i comuni delle Madonie vengono organizzati pellegrinaggi ogni anno verso il santuario di Gibilmanna. Secondo la leggenda di fondazione nei primi anni del 1500, durante una tempesta in mare, un’imbarcazione che trasportava una statua raffigurante la Madonna con il Bambino, trovò riparo  nella zona di Campofelice di Roccella. Pare che la Madonna sia apparsa in sogno ad un frate cappuccino che viveva a Gibilmanna e lo abbia invitato ad andare a prendere la statua per condurla nella loro chiesetta.  La statua venne caricata su un carro trainato dai buoi che, lasciati in libertà, si fermarono dopo ore di cammino proprio nel luogo dove oggi sorge il santuario.